Quello dei giochi di piattaforme è un genere vecchio quanto il mondo, che per due decadi è stato considerato “il” videogioco per eccellenza. L’avvento della grafica poligonale ne ha decantato il declino nella sua forma più pura, ma c’è un nocciolo duro che resiste e che continua ad innovare. Nintendo a parte, ambasciatrice dei giochi di piattaforme dalla notte dei tempi, l’intero panorama indipendente ha usato questo paradigma per fare sperimentazione. Infatti il sottogenere degli speed platform è storia recente, che interpreta la dinamica delle piattaforme esasperando il concetto di velocità sopra tutti gli altri elementi strutturali (esplorazione, combattimento, storia, raccolta di oggetti).
Tinertia non nasce quale titolo per realtà virtuale, le prime versioni flat risalgono addirittura al 2014. Prodotto di nicchia ma con una ottima reputazione, interpreta il filone degli speed platform proponendo una ambientazione futuristico decadente con enormi torri che si erigono in scenari apocalittici, il tutto condito con enormi ingranaggi, pozze di acido, bidonville pericolanti ed altre amenità. Voi manovrerete un robot, il quale a parte camminare si avvale del rocket jump per qualsiasi movimento accessorio. Qualora caschiate dalle nuvole, per rocket jump si intende la tecnica di imprimere un vettore di spinta sparandosi sotto i piedi o di fronte a pareti: è opinione comune che sia nato con Quake, il primo sparatutto in vera grafica tridimensionale sviluppato da ID Software, ma solo i più irrecuperabili fondamentalisti ricorderanno che per trovare il 100% dei segreti già in Doom erano presenti aree per cui senza rocket jump non vi era modo di saltare (o meglio di planare) sufficientemente lontano.
Se avete ancora dei dubbi in merito al rocket jump, pochi minuti di Tinertia esauriranno qualsiasi riserva. Non ho mai visto un uso così estremo, ragionato e folle al tempo stesso, di questa tecnica. Il titolo inizia con un discreto livello di difficoltà, che tuttavia è destinato a crescere a dismisura, in un rapporto perverso dove è difficile dire se lo si ami o lo si odi di più. L’indipendenza che dovrete raggiungere tra direzione e uso dei missili è assoluta: sia i livelli che gli enormi boss hanno alla base un design che propone nuovi tipi di ostacoli metro dopo metro, che vanno compresi prima che superati. Scordatevi la difficoltà casuale tipica del gioco VR per anziani signori e relative famiglie, qui si sputa sangue vero, ma se siete determinati e molto testardi il finirlo sarà indubbia fonte di orgoglio. Non scherza nemmeno in quanto a rigiocabilità, tra livelli generati casualmente, classifiche mondiali con replay scaricabili e una nutrita quantità di contenuti da sbloccare.
Il gioco su schermo è ottimo, ma in realtà virtuale appare ancora più spettacolare. Il senso della scala è enormemente potenziato, difficile non rimanere colpiti dalla maestosità dei boss o di alcune costruzioni. Sebbene realizzato in vero 3D, la struttura di gioco è totalmente bidimensionale; la risalita della torre si basa su percorsi avvitati in angoli di 90 gradi, similmente ad una grande tromba di scale, e questa rotazione è gestita brillantemente con un bell’effetto grafico che di fatto funge da tunnel del campo visivo per garantire stabilità. La telecamera non è vincolata al personaggio come sul monitor, lo segue ammortizzando ampiamente i suoi movimenti orizzontali e verticali da una distanza maggiore, cosa che rende Tinertia molto confortevole da giocare. Ovviamente trattasi di esperienza seduta col pad, con un asse dedicato al movimento ed uno al lancio di missili, soluzione perfetta per un gioco come Tinertia. Nessun problema di prestazioni, il motore grafico regge i 90 fotogrammi al secondo senza colpo ferire.
Tinertia è una bella sorpresa. La sua intrinseca qualità non è in discussione, aveva già una reputazione di ferro tra computer e console, ma ciò che azzoppa questo tipo di operazioni è appunto l’implementazione: telecamera e prestazioni nella realtà virtuale sono brutte bestie da gestire. Ostacoli che Tinertia scavalca con una imperiosa salva di rocket jump, in scioltezza. Se vi piacciono le sfide ed apprezzate un buon gioco di piattaforme, giocarlo in VR è cosa buona e giusta. Gran bel rapporto qualità prezzo, tra l’altro.
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