Provato su Meta Quest 2
Ho provato in anteprima il capitolo VR della serie Vampire: The Masquerade, ed è davvero una bomba. Vampire: The Masquerade – Bloodlines è stato uno dei giochi che più hanno segnato la mia adolescenza. Al di là delle sue innegabili qualità ludiche, forse ancora non pienamente comprensibili al me stesso tredicenne, quello che mi catturò e che mi fece innamorare del gioco fu il suo immaginario straordinario, fatto di vampiresse seducenti, città fetide ma affascinanti, neon colorati e comprimari estremamente carismatici. È stato quindi un sogno scoprire che Fast Travel Games si stava occupando di un capitolo della saga totalmente pensato per realtà virtuale: Vampire: The Masquerade – Justice, che ho avuto modo di provare con una demo esclusiva di poco meno di un’ora.
Per chi non lo sapesse, Vampire: The Masquerade – Justice è, almeno su carta, un RPG tra lo stealth e l’action, in cui interpretiamo un vampiro giunto a Venezia per farsi vendetta da solo; tra strani clan antagonisti, e una storia a scelte multiple ancora tutta da scoprire.
Il primo livello è un vero e proprio tutorial, in cui scopriamo l’antefatto del racconto (che non voglio spoilerarvi), l’ambientazione principale e le prime meccaniche di gioco.
Già dai primi minuti sono rimasto completamente stregato. La forma è forse un filo più colorata e accesa del grande titolo di Troika Games del 2004, ma il mood e il tono sono decisamente quelli. Ritrovarmi dentro questa Venezia iper-stilizzata nei panni di un vampiro in cerca di vendetta, muovendomi in silenzio tra le vie buie della città e assaporando ogni dettaglio che la contraddistingue è stato, già di per sé, un sogno.
È proprio l’impatto tecnico e stilistico che balza infatti subito all’occhio nel titolo di Fast Travel Games: così interessante e tecnicamente all’avanguardia da mettere sinceramente a dura prova il visore standalone su cui lo stavo provando. Ho provato Vampire: The Masquerade – Justice nella sua versione per Meta Quest 2, nonostante il gioco sia in arrivo il 2 novembre anche su Meta Quest 3 e PlayStation VR2. Essendo il Quest 2 il visore più anziano tra i tre, ho riscontrato una discreta quantità di cali di framerate, e un popup modesto in alcuni elementi dello scenario. Ciononostante, l’impatto è un qualcosa di davvero raro per il nostro standalone oramai quasi in pensione, ed è sinceramente un miracolo che un prodotto di questo tipo riesca a girare comunque senza compromessi eccessivi.
Tolta la forma, il contenuto che ho potuto provare – al di là della prima missione tutorial – è di fatto una quest avanzata della campagna, in cui intrufolarci dentro una base nemica e posizionare un telefono con delle prove incriminanti in una stanza. Ricorda un po’ la formula di Dishonored, il Justice di Fast Travel Games, in cui all’interno di mappe di medie dimensioni possiamo approcciare l’obiettivo e le sue sfumature secondarie come più ci aggrada. Possiamo decidere di addormentare tutti i nemici con i nostri dardi, per poi succhiargli il sangue; possiamo optare per un assalto frontale a suon di pugni e armi di fortuna; o possiamo cercare di passare inosservati, portando a termine la nostra missione senza ingaggiare mai il nemico. Per quanto ho visto, il level design sembra però fin troppo lineare per spingerci a tentare strade troppo ardite rispetto a quelle previste dal gioco, ma potrebbe essere semplicemente un’impressione data dalla singola mappa provata nella demo.
Il gameplay e il game loop, d’altro canto, sembrano rifiniti e stimolanti, tanto che il “come” si gioca, mi ha ricordato molto The Walking Dead: Saints & Sinners, sia per quanto concerne l’approccio con gli obiettivi, sia per quanto riguarda l’IA nemica. Non stiamo quindi parlando di un qualcosa di mai visto sul fronte ludico, anzi, Justice sembra provare a proporre al massimo delle sue possibilità una formula che abbiamo visto funzionare a meraviglia con un’altra manciata di giochi per realtà virtuale, ma quello che ho visto mi ha intrigato abbastanza da avermi messo addosso una gran voglia di giocare. Non ho visto invece ancora l’elemento RPG, che non ho idea se abbia un risvolto in statistiche del nostro alter-ego, o in qualche altra sfumatura analoga.
Interessante, a proposito dei tool a nostra disposizione, la possibilità di craftare dei dardi corrosivi che vanno a distruggere elementi d’acciaio e di ferro come catene e lucchetti, e inaspettatamente funzionale l’atto di succhiare il sangue, al quale si aggancia una meccanica alla Gears of War, in cui sganciarsi al momento giusto per ricevere un boost.
È tutto molto interessante, quello che ci propone questo primo capitolo VR di Vampire: The Masquerade, e soprattutto è splendido nel suo immaginario e nella sua veste visiva. Non vedo sinceramente l’ora di ributtarmi nel mondo di World of Darkness questo 2 Novembre: speriamo che le mie aspettative non vengano deluse. E a voi, che ve ne pare? Fatemelo sapere qui sotto nei commenti e incrociamo le dita, ormai manca davvero poco.
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