Trasportati dalle correnti del vento, che si muove capriccioso e imprevedibile tra le vie, gli appartamenti, i vagoni della metropolitana di una città rumorosa e caotica, osserviamo la routine quotidiana di una donna, dal suo risveglio fino a un viaggio in macchina fuoriporta che si conclude improvvisamente, interrotto da un terribile, implacabile tornado.
Flow è un’esperienza VR che non richiede interazioni, ma che ci invita ad abbandonarci allo scorrere di un vento fatto di migliaia di linee tratteggiate da altrettante matite – che muovendosi prima lentamente, con grazia, poi con impeto, evidenzia i contorni di tutto ciò che incontra, come in una complessa e vorticosa ecografia.
È un progetto che vive e muore della qualità dell’animazione, che qui è niente meno che straordinaria: si tratta forse uno degli sforzi più impressionanti di questa edizione di Venice Immersive, un trionfo di milioni di linee che si intrecciano in un immenso spazio 3D, che si attorcigliano e corrono a velocità vertiginosa, inseguite da una telecamera che si muove forse troppo rapida – e che mi ha provocato gli unici accenni di motion sickness di questo festival.
Non cambierà la vita nessuno, la narrazione contenuta e quasi-astratta di questo Flow, ma di certo ha il potere di riempire gli occhi, grazie a uno stile originale da vedere-per-credere e a una realizzazione tecnica superlativa.
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