Venice Immersive 2023 | Jim Henson’s The Storyteller The Seven Ravens: la recensione

Ispirata alla serie televisiva dell’87 prodotta dal creatore dei Muppets, che metteva in scena antiche fiabe europee con un cast di attori e pupazzi, Jim Henson’s The Storyteller: The Seven Ravens è un’esperienza in Realtà Aumentata che si propone di riprodurre il feeling dei libri pop-up grazie a una serie di diorami digitali animati in 3D.

Seduti a un tavolino e forniti di un libro – su cui non sono stampate parole, ma marker per il visore – sfogliamo pagina dopo pagina accompagnati dalla voce di Neil Gaiman, il romanziere autore di American Gods, Coraline e The Sandman, e ci immergiamo in un racconto tratto da una fiaba dei fratelli Grimm.

Nell’antefatto, sette fratelli vengono mandati dal padre al pozzo a raccogliere acqua da portare alla sorellina malata. I ragazzi però, per errore, fanno cadere la brocca nel pozzo e hanno paura di tornare a casa a mani vuote. Convinto che i figli si siano attardati a giocare invece che adempiere al compito assegnato loro, il padre li maledice, causando la loro trasformazione in corvi.

Passano gli anni e la sorellina dei sette, che era riuscita a sopravvivere alla malattia, è cresciuta convinta di essere figlia unica. Ma sentendo i sussurri e i pettegolezzi della gente del villaggio – che la crede in qualche modo responsabile della scomparsa dei fratelli – chiede spiegazioni al padre, che si trova costretto a raccontarle la verità.

Decisa a ritrovare i fratelli scomparsi – per smentire le convinzioni dei compaesani, ma anche per riunire la famiglia – la ragazza si imbarca in un viaggio periglioso che metterà alla prova il suo coraggio e la sua abnegazione.

Jim Henson’s The Storyteller può vantare una buona direzione artistica e di un’animazione di alto livello che rendono ogni diorama piacevole da osservare, ma è purtroppo trattenuto da un tracking ballerino, che non reagisce bene ai movimenti della testa e del libro a cui sono (male) ancorate le immagini, oltre che dalla scelta di fare affidamento su un oggetto – appunto, il libro – che ne limiterà necessariamente la diffusione. Ed è un peccato perché si tratterebbe altrimenti di un ottimo prodotto che può intrattenere con grazia utenti di tutte le età.

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