Dopo la morte del padre, un giovane uomo torna nella baita di famiglia insieme a sua nipote per dare una sistemata, senza pensare alle conseguenze che può provocare un luogo pregno di preziosi ricordi personali. La nipote, che è invece in cerca d’avventura e manca del bagaglio dello zio, farà di tutto per smuoverlo dalla sua condizione di stasi.
Un racconto semplice e raccontato con buon gusto, che tuttavia risulta infine un po’ retorico, e poco centrato nel discorso. L’animazione è curata, i punti di vista ricercati, ma le motivazioni dei protagonisti non arrivano mai davvero a chi guarda, e si ha un po’ la sensazione di assistere a una storiella che gira un po’ a vuoto, nonostante gli sforzi evidenti della produzione.
Su carta, poi, è interessante come l’autrice Zoe Roellin cerchi in tutti i modi di replicare la grammatica propria del cinema tradizionale, dentro a un contesto VR. Poteva avere senso, ma purtroppo gli stacchi repentini e i punti macchina troppo azzardati non funzionano davvero così bene come si potrebbe pensare. Non si può dire che Perennials non sia ben diretto in senso assoluto, anzi, è che forse in VR bisognerebbe provare a inventarsi soluzioni di messa in scena totalmente inedite rispetto a quelle che abbiamo imparato con più di cent’anni di storia del cinema.
In ogni caso un prodotto piacevole, ma decisamente uno dei meno interessanti tra le opere in concorso.
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