Unico italiano presente nella sezione Biennale College di questo Festival del cinema di Venezia 2023, Stefano Casertano presenta un corto di dodici minuti che racconta le marce della morte, ovvero le traversate dei prigionieri delle SS a piedi, dai campi di concentramento fino alla Germania
Tales of the March ci racconta questa storia attraverso tre inquadrature autarchiche, girate con camere 360 a tre gradi di profondità, che seguono la storia di un prigioniero e del suo ritorno a casa.
Se su carta l’operazione è efficace, la qualità scandalosamente bassa delle riprese, dell’audio e della messa in scena sbriciola qualsivoglia valore potenzialmente proprio di un racconto come questo. È tutto molto didascalico, molto piatto; giustamente, molto scolastico.
Manca un’idea che giustifichi la realtà virtuale, la mano – nelle interpretazioni – è davvero molto pesante, e si ha in generale l’impressione che il film non nasca da una vera esigenza dell’autore, ma dalla sola e unica necessità di lavorare con un prodotto immersivo in VR.
Al cortometraggio si agganciano poi una serie di testimonianze da guardare su schermi flat piazzati dentro un ambiente in tre dimensioni: ennesima riconferma del fatto che il linguaggio scelto per raccontare questa specifica storia, forse, non era quello giusto.
O magari che, semplicemente, sarebbe stato necessario lavorarlo attraverso mani più consapevoli.
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