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Zombieland – Headshot Fever: la recensione (Quest/PCVR)

Giocato su Oculus Quest 2

Gli zombie hanno stancato un po’ dappertutto; specialmente al cinema e nel videogioco. Quando uscì Benvenuti a Zombieland, oramai poco più di dieci anni fa, il film di Ruben Fleischer non faceva già certo eccezione, in un genere che aveva finito di dire fino all’ultima parola con quel capolavoro che è Shaun of the Dead. Ahimè, in quel di Sony l’hanno invece pensata diversamente, e dopo lo stanco seguito cinematografico di due anni fa, ci mancava giusto il tie-in videoludico in realtà virtuale per spremere un franchise ben poco originale. Zombieland: Headshot Fever sembrava quindi l’ennesimo videogioco di bassa lega tratto da un film, messo in piedi in fretta ed in furia giusto per raccogliere gli ultimi resti degli appassionati e buttato alla bene e meglio sgli store di Oculus per un po’ di incasso facile. E invece, devo dire, che nonostante tutto l’opera di XR Games è riuscita – in parte – a sorprendermi.

In Zombieland: Headshot Fever dovremo fondamentalmente sparare a tutto quello che si muove nel minor tempo possibile, all’interno di una decina di livelli con movimento automatico; un po’ come se stessimo facendo un giro di giostra breve ma intenso, in un mondo popolato da zombie isterici che vogliono soltanto farci la pelle. Come fosse una sorta di Blood & Truth estremamente minimale, il nostro personaggio correrà in linea retta ogni qual volta ripuliremo le piccole aree di cui è composto il level design, cercando di ottenere i quattro diversi achievement che contraddistinguono ogni stage. Una volta ottenuto un numero prestabilito di obiettivi potremo quindi accedere al livello finale; un filo più esteso in termini di durata, e che si chiuderà con il boss di fine gioco.

Niente di più semplice e banale, ma – contro ogni mia aspettativa – il gameplay dritto e senza fronzoli di Zombieland: Headshot Fever è millimetrico quanto divertente.
Nonostante i livelli durino un minuto circa l’uno, l’obiettivo ultimo non sarà semplicemente quello di arrivare alla fine degli stessi tutti interi, ma di soddisfare dei mini requisiti quali tempistiche, raccolta di oggetti ed eliminazione di nemici specifici. Il perno centrale attorno a cui gira il gameplay è sicuramente la velocità, poiché gran parte degli obiettivi – oltre che l’elemento cardine del game design – si basano sui record basati sul timing delle singole sezioni.

Questo vuol dire che saremo costretti a muoverci come forsennati per arrivare all’ultimo nodo in tempo, e per far questo dovremo armarci di pazienza e, soprattutto, di una buona mira. Ogni qual volta riusciremo ad eliminare un nemico attraverso un headshot, infatti, il tempo andrà a rallentare, permettendoci di eliminare a catena i nemici restanti, risparmiando preziosissimi secondi che ci permetteranno di ottenere le tempistiche necessarie al proseguimento della campagna. Di base, il gameplay di Zombieland sta tutto qui: eliminare tutti i nemici presenti nella mappa cercando di accumulare headshot su headshot; ricaricando la nostra arma ogni qual volta avremo una finestra libera per farlo, e cercando di comprendere l’esatto ordine con cui andranno eliminate tutte le forze in gioco.

Chiaramente lavorare costantemente di precisione non sarà una cosa facile, soprattutto quando entreranno in gioco i temibili nemici unici. Da zombie che potenziano i loro alleati, a mostri urlanti che chiamano altre creature; il lavoro sui nemici di Zombieland non è certo originale, ma prende tutto quello che conosciamo del genere di riferimento e ci restituisce un pastiche divertente e scanzonato.
Oltretutto accumulando carta igenica – da raccogliere subito dopo l’uccisione di uno zombie – potremo upgradare le nostre armi ed acquistarne di nuove, trovando il bilanciamento più adatto al nostro stile di gioco.

Ma non finisce qui, perché dall’hub principale potremo anche partecipare ad una sorta di tiro al bersaglio composto da un’altra decina di livelli circa in cui affinare le nostre abilità, ed ottenere altri preziosi achievement.

Anche graficamente Zombieland: Headshot Fever se la cava dignitosamente. Nonostante la direzione artistica sia triste quanto un generico titolo mobile free to play, la definizione a schermo e la modellazione poligonale dei comprimari rendono tutto sommato piacevole girovagare per le lande del prodotto XR Games. Certo, gli alter ego di Woody Harrelson e Jesse Eisenberg non sono proprio la copia spiccicata dei rispettivi attori; ma per essere un tie-in esclusivo per visori Oculus poteva andare sicuramente peggio.

Il problema di Zombieland: Headshot Fever è molto semplice: originalità del soggetto e durata. Sul fronte della mera struttura, il titolo di XR Games non fa assolutamente nulla di nuovo, e si limita a riproporre quella manciata di meccaniche che sappiamo funzionare più che dignitosamente in VR, senza nessun elemento originale. Fosse uscito nel 2016, forse, il prodotto tratto dal franchise cinematografico di culto poteva forse dire qualcosa; nel 2021, dopo tutto quello che abbiamo visto, risulta invece un prodotto sì competente, ma anche terribilmente insipido. Parlando di longevità, poi, Zombieland non ha davvero scusanti. L’intera campagna si finisce serenamente in un’ora abbondante di gioco; e nonostante una difficoltà che vira abbondantemente verso l’alto, la stessa non riesce ad aumentare una durata complessiva decisamente insufficiente per un prodotto originale in realtà virtuale.

Zombieland: Headshot Fever è un prodotto che sta in piedi, ma che non potrà soddisfare chi ne ha già passate di cotte e di crude in realtà virtuale. Se non avete vissuto l’epoca di Arizona Sunshine & Company, e vi siete approcciati solo recentemente al mondo della VR, forse il prodotto XR Games saprà divertirvi grazie ad un gameplay effettivamente simpatico e senza fronzoli; ma se avete già assaporato cosa si può fare davvero con lo zombie game sui nostri caschetti casalinghi (qualcuno ha detto Saint & Sinners?) potete farne serenamente a meno.

Zombieland: Headshot Fever è disponibile dal 25 Marzo 2021 al prezzo di 19,99€ su Oculus Quest ed Oculus Rift.






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Alessandro Redaelli

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