Zomday: la recensione

Introduzione

Non è mia intenzione fare un discorso generico, e quindi intriso di inestricabili luoghi comuni e verità, sulle manifatture cinesi. Limitatamente alla realtà virtuale, la Cina è un grosso mercato che ha anche una suo produzione interna, ma non tutto viene pensato per la distribuzione internazionale, ne’ Steam gode della stessa diffusione che ha ottenuto altrove laddove il bistrattato Viveport è invece più in auge. Per farla breve, c’è una nota ostilità verso i titoli VR “made in China” che si basa su numerosi prodotti spazzatura effettivamente presenti su Steam, con finte recensioni positive e tutti gli elementi tipici del raggiro. Al netto del pressappochismo, è un sillogismo che non ha senso: è pieno di titoli spazzatura di tutte le nazionalità, è pieno di recensioni taroccate o concordate (giochi in cambio di benevolenza è la regola aurea della critica videoludica dal 1990) ma non sempre la provenienza è comprensibile specie quando la produzione è di livello.

Zomday è evidentemente un titolo sviluppato da un team cinese, che va a pescare nel torbido fiume di due dei concetti più abusati e maleodoranti della realtà virtuale: sparatutto ad ondate (wave shooter) e giochi con zombie. Il trittico è presto fatto se uniamo il tassello della nazionalità, ho già spiegato il mio pensiero ma non sono un ipocrita, ho avuto seri dubbi sull’acquisto che l’inglese stentato della descrizione o il costo stracciato non hanno certo dissipato. Una lunga introduzione fatta di timori, ma con un lieto fine: Zomday è un titolo da promuovere senza riserve.

Il gioco

In cosa consiste la differenza che fa di Zomday una produzione meritevole e non l’ennesimo pseudogioco con zombie che se privato della realtà virtuale non tocchereste nemmeno con un bastone? Tutto il tempo risparmiato nel cercare un titolo decente – c’è di peggio, ricordiamo ZombVR – è stato investito in contenuti e in elementi di crescita del personaggio. Il concetto finto vintage di giocare solo per il punteggio, in prodotti dove ondate casuali e infinite di nemici sparacchiabili si avvicendano senza sosta, non si applica a questo titolo: qui le ondate sono in numero ed entità definite, ci sono dei boss finali, e non sparerete colpo senza ottenere denaro, powerup, munizioni o altra gratificazione. Il gioco include al momento quattro scenari il cui singolo completamento richiede diverse ore, ma una volta fatto questo potrete giocare gli stessi a difficoltà assai più elevate per ottenere migliore equipaggiamento. Di armi ce ne sono una marea, direi almeno una sessantina (non solo da fuoco, anche da mischia). Ci sono numerose caratteristiche del personaggio in cui possono essere investiti i punti esperienza guadagnati, e negozi dislocati negli scenari in cui comprare – zombie permettendo – ciò che vi potrete permettere e rivendere ciò che non vi occorre più. Potenzialmente c’è da coprire decine di ore, che poi il giocatore sia intenzionato a farlo o meno è altro discorso, ma è da apprezzare che il brodo stavolta non sia stato allungato con l’acqua soltanto.

Zomday è una piccola produzione ma fa bene i compiti a casa: il dettaglio è più che discreto sui singoli elementi e brilla in efficienza, visto che la quantità di zombie che vi ritroverete su schermo può raggiungere cifre ragguardevoli, senza che il motore ne risenta. Animazioni e fattezze degli zombie sono adeguate, con un bestiario mediamente ampio e con diverse varianti che si aggiungeranno al crescere della difficoltà. Il termine difficoltà non è usato a sproposito, il gioco è (finalmente) impegnativo e impone non solo la crescita ma anche di applicare un minimo di strategia di sopravvivenza. E poi i boss, anche qui il termine è appropriato, non sono zombie un po’ più grossi degli altri ma ignobili esseri dalla salute senza fondo che vanno messi giù usando milioni di proiettili. Il tutto accompagnato da una potabile colonna sonora metal e abbondantemente innaffiato dal bullet time.

Veniamo agli aspetti di Zomday perfettibili, il gioco anche se non lo sembra è un early access e io mi auspico che ulteriori interventi ne consolidino le qualità. Trattasi di gioco in cui si possono impugnare due armi simultaneamente, ma questo si traduce anche in fucili sprovvisti di doppia impugnatura, cosa che personalmente non apprezzo. L’HUD appare fin troppo simile a quello dei giochi su monitor, e quindi piuttosto rozzo e caotico: d’altro canto, caratterista pressoché inedita, nelle opzioni lo potrete configurare con una grande perizia, disabilitando, spostando e zumando ogni singolo elemento. Il multiplayer cooperativo funziona e diverte, ma l’avatar viene mostrato con testa e mani fluttuanti come in innumerevoli altri giochi, solo che qui lo stile grafico è mediamente realistico e l’omino Playmobil è un vero dito nell’occhio. Inoltre, cosa che a me non dispiace ma capisco possa risultare limitante, al momento la chat vocale non è supportata e si comunica solo tramite frasi preimpostate. Tutti peccati veniali che futuri aggiornamenti potrebbero mitigare.

Comfort e implementazione

Il gioco nasce con un sistema di movimento basato sul teletrasporto, che risulta correttamente implementato e ben integrato nella struttura di gioco, con combattimenti piazzati ed occasionali fughe. Aspetto interessante spesso non considerato in titoli analoghi, non potrete scavalcare gli zombie: se un muro di putrescente carne non morta vi blocca le vie di fuga niente teletrasporti furbeschi per uscire dall’angolo, a meno di non trovare uno spiraglio. In seguito alla immancabile richiesta di un opzione con movimento fluido, Zomday ha già provveduto ad integrarla inserendo anche diverse configurazioni in merito. L’intero gioco è zeppo di opzioni, non siamo più abituati a vederne in quantità nella realtà virtuale, la cosa sicuramente non dispiace.

Conclusioni

Molti dubbi iniziali, subito dissipati nella prova: Zomday non è l’ennesimo wave shooter pecoreccio assemblato facendo razzia di asset tridimensionali preconfezionati. E costa pure poco. Tra i migliori e più longevi sparatutto in realtà virtuale al momento disponibili.






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Raffaele Cadeddu

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