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Zone of the Enders: The 2nd Runner M∀RS – recensione e video recensione (PCVR/PSVR)

Giocato con Oculus Rift S

Sebbene io riconosca che essere grandi fan di un autore è sempre sbagliato, e porta spesso ad una lettura annacquata delle sue opere, non posso farci niente: Hideo Kojima è – per me – un eroe. Sarà perché sono cresciuto con la saga di Metal Gear Solid, sarà che – da regista – l’impronta autoriale estremamente cinematografica del simpatico giapponese mi ha sempre fatto impazzire; fatto sta che ovunque mettesse le mani il rinomato game designer, io c’ero. Ai tempi della Playstation 2, c’ero anche quando Kojima lavorò a Zone of the Enders e Zone of the Enders: The 2nd Runner, di cui non sono mai stato un grandissimo appassionato, ma che ricordo comunque con grande gioia. Questo perché i due titoli d’azione basati su scontri tra robottoni in un futuro distopico dall’impronta anime, mantenevano un tono ed una creatività sul fronte del design che era davvero difficile non ricondurre al grande autore, nonostante – di fatto – si limitò soltanto all’aspetto più spiccatamente produttivo. Oggi abbiamo la possibilità di rivivere il secondo capitolo della saga su PCVR e Playstation VR, con un adattamento bizzarro ma affascinante che andremo ad analizzare in questa recensione.

Zone of the Enders: The 2nd Runner, pubblicato nel 2003, prendeva tutto ciò che c’era di buono nel primo capitolo, e – come ogni seguito che si rispetti – spingeva l’acceleratore su tutti gli elementi ludici e stilistici di cui era composto. Per chi non conoscesse la serie, e nello specifico questo secondo capitolo, interpretiamo qui Dingo Egrett, uno scavatore di metatron, che ritrovandosi nel pieno di un conflitto armato decide di prendere il possesso di Jehuty, un mech dotato di intelligenza artificiale, con cui dovrà sconfiggere una terribile minaccia. Il soggetto dell’opera di Shuyo Murata non si discosta particolarmente da quella frangia dell’anime più caciarona, che fa degli scontri e dei rapporti più macchiettistici tra personaggi il suo focus principale, ma grazie ad una messa in scena di tutto rispetto, condita da cutscene disegnate a mano, la narrativa di The 2nd Runner riesce a risultare onesta ed interessante dall’inizio alla fine.

Tuttavia, la storia non è certamente l’elemento più importante dell’operazione; bensì un combat system feroce e velocissimo, che ci mette alla guida del sopracitato mech armato, con cui dovremo distruggere una lunga serie di avversari.

Se il titolo originale vedeva nell’impostazione in terza persona il suo marchio di fabbrica sul fronte del design, non appena messo in testa un visore di realtà virtuale, la visuale si sposterà invece in prima persona. Dall’interno del mech e dotati di un controller tradizionale, dovremo quindi prendere nuovamente familiarità con il feeling dell’azione, reiventandoci nuove strategie, che non prevedano l’ampia visione d’insieme a cui eravamo abituati.

Se sugli schermi flat era infatti abbastanza semplice riconoscere e decodificare ogni scontro, grazie ad un FOV molto ampio ed un gameplay millimetrico, in realtà virtuale si va paradossalmente a perdere una visione d’insieme che – ahimè – tende a rendere più confusionario un combat system troppo veloce per adattarsi senza alcuna modifica alla VR. Spadate, schivate, laser velocissimi; dall’interno del nostro mech assisteremo ad un’orgia di colori e poligoni accavallati che se da una parte possono restituire un grande senso d’esaltazione, dall’altra tendono inevitabilmente a confondere il giocatore sulla prossima azione da eseguire.

Fortunatamente viene però in soccorso un discreto sistema di lock, che tende a posizionare la visuale sempre verso il punto d’interesse più vicino, evitandoci l’infausto compito di dover muovere in continuazione l’analogico destro per trovare il target. Questo sistema, escogitato proprio per rendere meno frustrante l’interazione in prima persona, funziona perfettamente sui livelli lineari, in cui muoverci dal punto A fino al punto B, con qualche dozzina di nemici a spezzare volontariamente il ritmo dell’esplorazione. Lo stesso non si può dire di quei livelli in cui il backtracking assume invece un ruolo fondamentale, ed il lock deciderà quindi di agganciarsi semplicemente al punto d’interesse più vicino, confondendo un po’ la vostra bussola virtuale. Non è niente di irrisolvibile, ed osservando con cura gli ambienti sarà abbastanza semplice trovare infine una via d’uscita; ma se da una parte l’elemento facilita l’esplorazione e gli scontri, dall’altra tende a rendere un po’ confusionaria la progressione se non si sta molto attenti alle parole dei protagonisti.

Anche le cutscene sono in questo caso relegate ad un semplice schermo al centro dell’area di gioco posizionato su uno sfondo nero, continuando la tradizione di quei titoli riadattati in VR senza troppo lavoro da parte dello studio di sviluppo. Non è mai bello veder interrompersi la magia della realtà virtuale, ma oramai – anche a questo – abbiamo fatto l’abitudine.

In ogni caso, e nonostante l’adattamento inelegante, Zone of the Enders: The 2nd Runner risulta comunque un prodotto capace di regalare grandi emozioni, specialmente grazie al suo immaginario ricco e squisitamente nipponico. Se chi gioca anche in flat farà probabilmente meglio a rivivere le avventure di Dingo su uno schermo tradizionale, chi ha deciso che la sua unica interazione con il videogioco deve avvenire attraverso la VR troverà qui un titolo solidissimo, ed un’estetica magnetica e meravigliosa.

Muoversi per l’intricato level design di Zone of the Enders e scontrarsi con gli estrosi e numerosi boss proposti dal prodotto è un’esperienza che in VR viviamo raramente, a causa di un mercato che non ha ancora trovato una sua quadra nel mondo dei tripla A. L’opera prodotta da Kojima, nonostante i quasi vent’anni sulle spalle, riesce invece ancora a restituire quell’epica propria soltanto delle grosse case di sviluppo, ed è quindi un privilegio poter mettere le mani su un’operazione del genere, anche in realtà virtuale.

C’è da dire che, se siete videogiocatori dell’ultima ora, potrebbe farvi strano immergervi in un mondo composto da molti meno poligoni rispetto a quelli a cui siamo abituati, scontrandovi con un’effettistica oggettivamente datata ed una concezione stessa di videogioco che – per alcuni – potrebbe puzzare di vecchio. Al contrario, chi ha vissuto sulla propria pelle l’epoca PS2 ritroverà invece quelle soluzioni di messa in scena squisitamente nostalgiche e che, personalmente, trovo molto più affascinanti a livello visivo, rispetto a ciò che in molti ci propongono nel contemporaneo. Nonostante tutto, la direzione artistica del titolo Konami ha ancora oggi da insegnare a molti prodotti recenti, ed anche se si muove attraverso soluzioni che poco hanno a che spartire con l’attuale generazione, riesce a mantenere sempre alto l’interesse semplicemente scontrandosi con le nostre pupille.

Parlando di motion sickness, nonostante la velocità estrema delle azioni, il lavoro svolto sul comfort risulta piuttosto buono. Certo, se non riuscite a giocare a nulla che non preveda l’utilizzo del teleport statene alla larga, ma se avete già interiorizzato il movimento libero, Zone of the Enders: The 2nd Runner non vi darà alcun problema di nausea e chinetosi, anche dopo molte ore di gioco di seguito.

Ultima nota negativa, propria anche della versione flat, sarà possibile selezionare soltanto il doppiaggio in inglese, e non l’originale giapponese; mancanza che potrebbe far storcere il naso ai puristi del genere, ed a cui sarà possibile mettere una pezza soltanto attraverso una mod non ufficiale. Molto positivo invece il discorso longevità, con una campagna che si attesta intorno alle sei ore, e che risulta perfettamente in linea con quello che un prodotto del genere ha da offrire, soprattutto per non perdere smalto nel ritmo.

Zone of the Enders: The 2nd Runner è un titolo imperdibile per tutti gli amanti del videogioco giapponese, per chi non può fare a meno dei robottoni e per chi ama Hideo Kojima. Purtroppo l’adattamento in realtà virtuale si dimostra, come in molti altri casi, piuttosto deludente ed incasinato, ed è consigliato soltanto a chi gioca solo attraverso un caschetto VR, e non ne vuole sapere di tornare agli schermi tradizionali. In ogni caso, anche se deciderete di giocare al titolo come voleva l’originale, vi consiglio di farvi anche solo un piccolo giro in realtà virtuale, navigando il vostro mech dall’interno e scoprendo le gioie che anche un titolo PS2 può potenzialmente restituire al mondo VR.

Zone of the Enders: The 2nd Runner dal 4 Dicembre 2018 al prezzo di 29,99€ su Steam e Playstation Store, compatibile con PSVR, Valve Index, HTC Vive ed Oculus Rift.






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Alessandro Redaelli

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